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La tela “Cardinale e suora” di Egon Schiele può essere paragonata a “Il bacio” di Gustav Klimt . Entrambe le opere si collocano all'inizio del '900 periodo in cui si diffonde il movimento espressionista in tutta Europa, e si affermano straordinari pittori come Munch “Urlo” e Van Gogh. Schiele ,allievo di Klimt, fa una caricatura della morale dell'epoca, particolarmente repressiva e chiusa che era già stata attaccata dal suo maestro. Klimt ,con il suo linguaggio estetizzante, prezioso e raffinato riesce ad esorcizzare la paura della fine. La principale differenza tra i due artisti sta nell'uso del colore:
 Klimt evidenzia i contorni delle figure con netti contorni, mentre Schiele non fa nette distinzioni, accostando masse cromatiche pesanti e decise per sottolineare gli atteggiamenti opposti dei due protagonisti ma soprattutto per introdurre una tensione erotica. esistenziale, morale e psicologica. La superficie del dipinto appare ruvida e scabra, molto lontana dalla levigatezza di Klimt. Differenti sono anche gli stili, infatti la corrente liberty che caratterizzava la pittura di Klimt, viene sostituita da un impostazione più vicina all'espressionismo utilizzando un tratto grafico e pittorico assolutamente
singolare. Nello stesso periodo in cui opera Schiele , Freud diffonde le sue teorie psicanalitiche e Schonberg sconvolge il mondo della musica dodecafonica. In questo modo Schiele tramite i suoi quadri diffonde il suo messaggio di critica sociale contro la morale borghese dei falsi pudori. mostra senza falsi pudori, in preda ad una sorta di impeto sacrilego, un erotismo scevro di moralismi, ma anche senza gioia, lucidamente consapevole della aleatorietà dei rapporti umani, espresso in corpi contratti e deformati in pose impossibili, in esibizioni al limite della sgradevolezza.

Il paragone mette in risalto sia la composta eleganza astrattizzante di Klimt che la spregiudicata e nevrotica tragicità di Schiele, ponendo a confronto due diverse visioni del mondo: ciò che va sicuramente riconosciuto a Egon Schiele è la sincerità disarmante e autodistruttiva con cui propone, attraverso i suoi personaggi, sé stesso e la sua interiorità, senza orpelli, senza inutili sovrapposizioni, nudo nell'anima come i corpi delle sue modelle macilente, livide, "brutte", raffigurando una realtà che può sconvolgere, scandalizzare, sconfinare nell'eccesso, ma che è sincera espressione di un artista che, parafrasando Hermann Hesse,"affonda le sue radici nei sensi", come ogni vero talento.