Home

La concezione della seduzione è cambiata nel corso dei secoli, ma è sempre rimasta presente in ogni forma dell'esistere umano. Alcuni scrittori e filosofi pensano che i greci non avessero cognizione della seduzione, mentre i cristiani identificavano la seduzione con il diavolo. Infatti il verbo sedurre prese il significato di ingannare, deviare e la figura di Satana è diventata il simbolo dei seduttori. Durante il medioevo la seduzione trovò poco spazio e l'Amore Sacro prevaleva sull'Amore Profano: l'innamorato non doveva quindi cedere ai sensi, ma rispettare invece un amore casto e spirituale. Nel seicento la seduzione divenne molto simile all'estasi anche se raggiunse il suo massimo splendore nel settecento quando perse il suo significato negativo e suscitò grande interesse. Il bello divenne relativo ed il gusto soggettivo. Il settecento rimane tuttora l'epoca dei grandi seduttori, come Giacomo Casanova, alla ricerca unicamente del piacere dei sensi e il più cinico Don Giovanni, proiettato verso l'esibizionismo ed il successo sociale. Nell'ottocento l'arte seducente e seduttiva del rococò evolve e la femmina fatale del decadentismo con questa trasformandosi in una femmina vampiro. La vera seduzione non consisteva nel soddisfare il desiderio, ma nel crearlo e sempre durante il romanticismo si può assistere alla nascita di un nuovo tipo di seduttore, il dandy, che utilizza la sua raffinata eleganza come arma di seduzione intellettuale. L'inventore di questa figura è Lord Brummel, ma è Oscar Wilde a portarne l'idea alle estreme conseguenze alla fine del secolo. L'estetismo di fine secolo riduce la seduzione al ruolo di essenza dell'estetica e dell'arte ed è rivolta unicamente a provocare un interesse ispiratore sull'artista. Nel novecento è D'Annunzio che la ripropone non come un “dramma”, ma come sospensione della tristezza e il dominio della seduzione torna all'uomo con l'idea di poeta soldato che vede il mondo in termini di conquista. Gustav Klimt invece concepisce la donna come personificazione sia della tentazione che della poesia facendo trionfare la seduzione dell'arte, cioè la bellezza pura, sulla seduzione della carne. Con l'avvento della psicoanalisi la seduzione viene considerata un'illusione: ogni rapporto interpersonale crea un sottile gioco di seduzione dove due individui cercano di conquistarsi reciprocamente. La seduzione nasconde un bisogno celato creato dalla propria immaginazione ed è molto difficile sottrarsi al suo fascino. In questo secolo però l'arte viene bruscamente separata dalla seduzione e a differenza del barocco e del rococò, del romanticismo e del liberty, l'unico stimolo possibile è divenuto la “provocazione”. L'avventura dell'intelletto prevale su quella dell'animo e compare l'inquietudine, causata dai disagi e dalle denuncie sociali l'arte abbandona la natura ed il suo simbolo: la donna. Se c'è una forma di seduzione, questa viene vista nell'ottica maschile ossia: la donna va maltrattata perché è maltrattando che si conquista. Il passato con i suoi sentimentalismi viene ripudiato e l'idea del peccato tramonta sostituita da un altro concetto: il sesso è donna, la donna è sesso. La bellezza viene esaltata anche dalla macchina da presa, basti ricordare le “divine” degli anni trenta e cinquanta come Marlene Dietrich, Greta Garbo e Marilyn Monroe. In un mondo privo di contenuti la seduzione si identifica anche con i mass media e i loro messaggi persuasivi: la persuasione occulta è infatti una forma di seduzione che però viene ridotta da essi ad una rarefatta estasi completamente artificiale. Nonostante i suoi “creatori” l'arte della seduzione è un prodotto del mercato culturale di epoca relativamente recente: ricordiamo infatti i film di R. Guglielmi che mettono in risalto il culto del semidio seduttore italiano Rodolfo Valentino. Guglielmi, emigrante italiano in america, sensibile ballerino di bell'aspetto, ha offerto una figura che è stata largamente utilizzata negli anni dall'industria cinematografica mondiale.