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Vivamus, mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis. soles occidere et redire possunt: nobis, cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda. da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum. dein, cum milia multa fecerimus, conturbabimus illa, ne sciamus, aut ne quis malus invidere possit, cum tantum sciat esse basiorum.

"Viviamo e amiamo, mia Lesbia, e tutti i brontolii dei vecchi eccessivamente severi non consideriamoli più di un solo asse! Il sole può tramontare e sorgere: noi, una volta che tramonta la breve luce, dobbiamo dormire una sola interminabile notte. Dammi mille baci, poi cento, poi altri mille, poi altri cento, poi senza interruzione altri mille, poi cento. Poi, quando ne avremo sommati molte migliaia, scompigliamoli, per non sapere (quanti sono), o perché nessun malvagio possa farci il malocchio, quando sappia che c'è tanto di baci."

Catullo in questa poesia esprime il suo grande amore per Lesbia. Nei primi versi, il poeta, esorta Lesbia a non curarsi delle chiacchiere,dei brontolii severi della gente. Il poeta inoltre, paragona la giornata alla vita, descrivendola corta (la breve luce) e la notte alla morte, dicendo che dopo che saranno morti loro due “dormiranno” sempre insieme in una “interminabile notte”. Infatti Catullo sollecita Lesbica a vivere la vita finché possono e le chiede di dargli “mille, e poi cento, e poi altri mille…baci”. Questo è un pezzo che è diventato famoso grazie alla sua bellezza e all'uso che Catullo fa del latino, utilizzando spesso quello dotto, comprensibile anche dal popolo.(besia, che è latino popolare, il corrispettivo latino è “osculum”, e in italiano significa bacio). Alla fine il poeta vuole “scompigliare”i loro baci, in modo tale che nessun “malvagio” possa scoprirli (i baci)e lanciare il malocchio a Catullo e alla amata.