Oscar
Wilde è uno scrittore irlandese nato a Dublino nel 1854. Suo
padre era un dottore, sua madre una scrittrice di poesie. Wilde
lasciò l'Irlanda a vent'anni per andare all'università di Oxford
a studiare Greco e Latino. Era uno studente brillante, ma era
conosciuto soprattutto per il suo modo di vivere: era un amante
delle cose belle, indossava vestiti strani per il tempo e
divertiva gli altri con le sue orazioni complicate. Si sposò nel
1884 con una donna irlandese, Costance Lloyd, e nel 1895 divenne
uno scrittore di grande successo. Improvvisamente però la sua
vita cambiò: Wilde aveva un amico intimo, un giovane uomo
chiamato Alfred Douglas. Il padre di quest'ultimo non era molto
felice dell'interesse dello scrittore verso il figlio e portò
Wilde in tribunale. Wilde, accusato di omosessualità, perse la
causa e finì in prigione per due anni dove la sua salute ne
risentì parecchio. Lasciata la prigione Wilde andò a vivere in
Francia e cambiò il suo nome in Sebastian Melmoth, un nome che
prese dal protagonista di un libro. Wilde era povero e la sua
salute peggiorava. Morì a Parigi nel 1900. “Il ritratto di
Dorian Gray” è da parte di Oscar Wilde un grave attacco alla
mentalità vittoriana (una mentalità di rigido moralismo): al
puritanesimo vittoriano, infatti, Wilde oppone atteggiamenti
eccentrici e la sua vita disordinata. Questa suo romanzo
pubblicato nel 1890, anche se non si può dire che sia la sua
opera più riuscita, è considerato il classico del decadentismo
(movimento artistico e letterario fiorito in Europa tra il XIX e
il XX secolo caratterizzato da un raffinato estetismo) in
Inghilterra. Questa è la storia narrata ne “Il ritratto di
Dorian Gray”: Dorian è un giovane bellissimo e il pittore
Basilio Hallward, incantato dai perfetti lineamenti dell'amico,
decide di dipingergli un ritratto. Dorian rimane affascinato e
turbato dalla propria bellezza riflessa dal quadro e decide di
fare un voto: la vita con i suoi affanni non avrebbe lasciato
nessun segno sul suo volto, ma il ritratto sarebbe invecchiato al
suo posto. Desiderio che malauguratamente si avvera: Dorian,
irretito dalle teorie dell'amico Enrico Wotton, si da ad una vita
di piaceri senza scrupoli. Arriva persino a disfarsi di tutti
coloro che ritiene importuni: non esita infatti ad abbandonare la
sua giovane innamorata, Sibilla, che si suicida per il dolore o ad
uccidere il suo amico pittore per il disappunto di sentirsi
rimproverato per la sua vita dissoluta. Ciò nonostante il suo
volto continua a restare quello di un bellissimo adolescente, al
contrario di quello del ritratto su cui si sono impressi i segni
della dissolutezza e del male che regnano nel cuore di Dorian. Il
giovane, provato nello spirito, si scaglia contro il suo ritratto
e lo pugnala al petto: così facendo però è se stesso a colpire
e morendo egli acquisterà le sue vere sembianze, cioè quelle di
un uomo dal volto appassito e segnato dal dolore. Ed è così che
i suoi servi lo ritroveranno, sdraiato ai piedi del ritratto che
riportava i perfetti lineamenti del bellissimo adolescente che era
prima di innamorarsi di se stesso. Da questo racconto risulta
evidente il prevalere dell'arte sulle vita: la vita ha un senso
solo se si realizza in forma estetica, nel culto della bellezza.
Con questo libro Wilde ha manifestato la sua preoccupazione di
capovolgere i canoni della società vittoriana e di scandalizzare
i borghesi. Ma è anche vero che il culto esclusivo della
bellezza, l'estromissione della vita perseguiti con tanto
accanimento falliscono: sul volto di Dorian Gray, alla fine, si
scavano le rughe e i segni della sofferenza e della vita.
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