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Confronto tra le due poesie

La prima differenza che si può notare fra i due componimenti è la seguente: mentre nel primo Montale parla esplicitamente dell’argomento-amore senza artifici di nessun genere, nel secondo Pascoli utilizza espressioni simboliche, in particolare la metafora del gelsomino notturno, allo scopo di far comparire l’eros solo per vie indirette. La descrizione del fiore e dell’ambiente circostante, inoltre, dà molta musicalità ed armonia a tutta la poesia; elemento completamente assente ne “La speranza di pur rivederti” proprio perché l’autore sceglie di affrontare l’amore con chiarezza, senza l’utilizzo di alcun stratagemma.

Anche la metrica conferma che Montale in questa lirica vuole esprimere i suoi pensieri senza far riferimento ad alcuna regola poetica. La prima coppia di parole in rima (abbandonava-trascinava) è intervallata da ben sei versi; la seconda (barbaglio-guinzaglio) da due. Nella lirica pascoliana, invece, troviamo una rima alternata (cova-nuova) e due consonanze (scala-petali e spento-segreto).

Nel componimento di Eugenio Montale, il poeta fa un chiaro riferimento al suo amore per Clizia. I primi due versi servono ad introdurre l’argomento di tutta la poesia: l’autore dopo essere stato abbandonato, non spera più di ritrovare la sua amata.

Nella parte centrale spicca l’epiteto “schermo d’immagini” riferito sempre alla sua donna ed accompagnato da espressioni profonde come “ogni senso di te” ed “i segni della morte” che incupiscono ancor più i ricordi del suo passato.

Gli ultimi tre versi, messi tra parentesi, si estraniano un po’ dall’intero contesto poiché narrano l’episodio da cui è nata l’idea di scrivere questa poesia. La lirica, infine, risulta formata da tre periodi ritmici che compongono un mottetto: il primo è formato da un endecasillabo e da un quinario; il secondo da quattro endecasillabi e da un quinario; il terzo da un settenario, un endecasillabo e da un altro settenario.

Per quanto riguarda la breve poesia di Pascoli estratta da “Il gelsomino notturno”, essa rispecchia la visione dell’eros da parte del poeta romagnolo; pertanto, per capire come egli affronta questo tema, bisogna analizzare la sua vicenda personale: l'infanzia del poeta è stata segnata da molti lutti, dall'assassinio del padre alla morte della madre, mentre la maturità è caratterizzata dai vincoli affettivi che lo legano alle sorelle, soprattutto Mariù. Lentamente, quindi, matura la convinzione della famiglia concepita come famiglia d'origine ed esclusiva costituita in alternativa al matrimonio. Egli non avrà mai relazioni amorose, né si sposerà in quanto concepisce questi eventi come impossibili nella propria vita.

Il rinascere della vita nella natura (simboleggiata dal gelsomino notturno che solo di notte apre la sua corolla, per poi chiuderla di nuovo al mattino) è un miracolo che si compie nell’oscurità: è il grande segreto della vita che è alla base di tutte le specie viventi.